lunedì 6 ottobre 2014

In viaggio (Secondo giorno)

La sveglia suona alle 6:00 ma io sono già sveglio. Non ce la faccio ad alzarmi, la notte è stata durissima. Praticamente non ho dormito per colpa dei crampi che sopraggiungevano improvvisi nel bel mezzo del sonno ed ora mi ritrovo stanco, a pezzi, impaurito ....e mò!?
Con coraggio mi vesto, preparo lo zaino e scendo a fare colazione. Fame zero, sono ancora nauseato dalla cena ma mi impongo di mangiare quanto più possibile. Risalgo in camera, infilo la testa sotto l'acqua fredda con il tentativo di scuotere e risvegliare il mio corpo. Nel salire e scendere le scale ho potuto verificare che le gambe non ci sono ed i crampi sono in agguato.......che fare? Partire o fermarsi un giorno? Squilla il telefono, è Stefania. Lei non sa che sono già partito, lei sa che sto per partire (sorprese d'amore!). Mi chiede come mi sento, se sono emozionato e pronto per questa avventura. Parlare con lei mi scuote, come sempre. Un'onda di energia mi pervade; mi immagino arrivare in serata tra lo stupore di familiari increduli e le lacrime di gioia. Si parte, ce la posso fare. In fin dei conti, male che va mi faccio venire a prendere. L'obiettivo della giornata è fare quanti più chilometri possibile, avvicinarsi quanto più possibile. Se poi riesco ad arrivare con le mie gambe beh allora mi tuffo in acqua con tutta la bicicletta! VIA!
Salgo in bici e la seduta è già da lacrime, non importa. Per fortuna il primo tratto è pianeggiante, posso sciogliere un pò le gambe e far entrare in circolo la colazione. Devo assolutamente scongiurare i crampi e per questo la mia velocità è controllatissima. Rapporti agili e velocità da crociera. Comincia la salita verso Lagonegro...... lunga, lenta ma piacevolissima....... sono nei boschi! Mi affianca un ciclista che sta rientrando dal suo allenamento, anche lui diretto a Lagonegro. Tra le chiacchiere gli racconto il mio "pellegrinaggio"..... da dove son partito, quando son partito, la strada che mi aspetta. "STAI BELLO ACCIUMAGATO!" mi dice. "Prego?" Gli rispondo. "GUARDA CHE TE PUOI ACCAPPOTTA'!" Replica lui. E' di Roma e viene in vacanza da queste parti ogni anno. Conosce bene queste montagne e mi fa capire, in modo molto esplicito, che quello che mi aspetta è da brividi. Anche ieri mi è capitato spesso di confrontarmi con lo stupore delle persone quando mi fermavo per chiedere indicazioni stradali, ma erano persone normali. Adesso, invece, è un ciclista provetto che mi sta avvertendo del pericolo....... non fa niente, male che va prendo un pullman! Arrivati a Lagonegro ci salutiamo. Mi fermo al mercatino della piazza a comprare un po' di frutta, la mangio e via. Scendo verso Lauria ma non mi sento tanto bene. Comincia a far caldo, mi sento debole, affaticato ed anche preoccupato. Le gambe continuano a latitare ed anche in discesa comincia a costarmi il pedalare.
Decido di fermarmi nuovamente. Non devo avere fretta, meglio ascoltare i richiami del corpo.
Mi fermo al lago Sirino, scendo dalla bici, mi tolgo scarpe e calze e mi tuffo con le gambe nelle vasche della sorgente......... ahhhhhhhh! Trascorro almeno un'ora ad immergere, ad intervalli, le gambe in quell'acqua gelida! Bevo, mi rinfresco tutto il corpo, mangio. Come per magia, ora mi sento tonico. Sento nuovamente il profumo dei boschi, ma cos'è acqua di Lourdes? Salto in groppa al mio destriero, non senza dolori al fondoschiena. Ora la discesa è bella e liberatoria, mi sento in pace con me stesso e sono pronto a tutto. Dopo Lauria ricomincia la salita. In direzione opposta, una lunga carovana di macchine asfissia la mia ascesa. Hanno chiuso l'autostrada per eccessivo traffico! Continuo a salire, sempre con molta calma; devo arrivare a Castelluccio Inferiore. Secondo i miei calcoli (sbagliati), una volta arrivato lì poi sarà una lunga discesa verso lo Ionio. Sono felice, sgambetto agile sui pedali nonostante il caldo. Arrivo sul valico di Prestieri a 837 m s.l.m.
Da qui posso guardare lontano. Vedo altre montagne all'orizzonte ma non credo interessino il mio percorso......è fatta! Mancano ancora tanti chilometri ma saranno tutti in discesa fino al mare e pianeggianti fino a "casa". Devo sbrigarmi però, altrimenti farà buio prima del mio arrivo. Giù in picchiata! Una lunga discesa mi rinfresca e mi da la possibilità di bere e mangiare. Scendo, scendo ma la direzione non mi convince molto......mi sto praticamente dirigendo verso quelle montagne che ritenevo "non interessanti"! Mi fermo per chiedere delucidazioni a degli indigeni.........dramma!
La salita non è ancora finita. Mi viene detto che scenderò fino a 200 m s.l.m per poi risalire fino a quota 1081.........mi viene da piangere. Quelle poche energie che avevo mi abbandonano, il morale crolla sotto i piedi e con esso la speranza di tuffarmi con tutta la bici in acqua. Venti chilometri, venti chilometri di salita ancora e poi torneranno i conti fatti sul valico di Prestieri. Il problema è che nelle mie gambe non ci sono quei venti chilometri. Mi rincuoro pensando a dov'ero stamattina, a come mi sentivo prima di partire, a quello che era il reale obiettivo della giornata.......fare più chilometri possibile. Impiego tre ore a fare i maledetti 20 km, la maggior parte a piedi per evitare i crampi.
Sono sulla "cima Coppi" della mia avventura. Alle 17:30 realizzo che non ce la farò mai ad arrivare alla meta con le mie forze. L'ultima ascesa è stata terribile, ho ricordi vaghi ed offuscati dal dolore..... altro che pensieri filosofici e discorsi spirituali! Mi sento prosciugato nel corpo e nello spirito......ho freddo. Indosso il K-Way per affrontare la discesa. Sono consapevole del fatto che dovrò chiamare Stefania per farmi venire a prendere, devo solo trovare il coraggio per accettare la mia sconfitta. Scendo fino a Castrovillari, discesa interminabile. Da qui l'itinerario prevedeva una piccola risalita verso Frascineto e poi un'altra lunga discesa fino allo Ionio. Io decido di continuare a scendere perché non ho più le gambe nemmeno per pedalare in pianura. Chiedo indicazioni su quale strada percorrere per continuare a scendere, non posso fare altro. Mi fermo a mangiare un gelato e chiamo la mia Stefy. Le racconto i fatti; lei fa finta di essere sorpresa (aveva capito tutto) e mi dice di stare tranquillo. L'appuntamento è giù a valle, dove non si sente più l'odore dei boschi ma nemmeno quello del mare. FINE.

La foto a lato rende benissimo l'idea di come mi sentivo. Tante aspettative riposte in questo viaggio ed, apparentemente, nessun risultato portato a casa. L'esperienza è stata di quelle che non si dimenticano più, mai sofferto così tanto. A mente fredda posso dire che, data l'inesperienza, sono stato bravo a gestire sia le emozioni (di paura) sia le energie fisiche. Il prossimo anno, sperando di averne la possibilità, certi errori non si ripeteranno. Arriverò alla partenza più preparato fisicamente e cercherò sicuramente di gestire meglio la parte relativa al cibo.....ho mangiato pochissimo rispetto a quello che ho consumato. Il viaggio interiore comunque c'è stato. Ho dovuto fare pace con me stesso per affrontare e superare una simile avventura.....l'unione fa la forza!

P.S. Da quel viaggio, quegli occhi blu non mi hanno più tormentato..... a presto.































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